“La carne vegetale può aiutare il Pianeta, ma non basta che sia buona”

“La carne vegetale può aiutare il Pianeta, ma non basta che sia buona”

“La carne vegetale può aiutare il Pianeta, ma non basta che sia buona”


“Le persone amano la carne, anche per questo è difficile far passare leggi più attente all’ambiente per contenere gli allevamenti”. James Temple, giornalista del Mit Technology Review, racconta così il viaggio difficile dei surrogati vegetariani che vorrebbero sostituire bistecche, hamburger e pollo. Siamo a ClimateTech 2022, il primo evento dedicato alla tecnologia che mira a preservare l’ambiente organizzato dalla testata di Boston e sul palco sta per salire Patrick Brown, classe 1954, ideatore di Impossible Foods nel 2011 e della quale oggi continua ad essere l’amministratore delegato.

“È un’azienda tecnologica, una piattaforma”, sottolinea come prima cosa. “E la sua missione è semplice: togliere gli animali dal sistema di produzione del cibo. L’unico modo di riuscire a farlo è creare qualcosa che sostituisca la carne ma che piaccia altrettanto, e che sia più conveniente produrre oltre che più sostenibile“. Undici anni dopo però il mercato di questi prodotti è ancora troppo piccolo. Impossible Food, secondo Bloomberg, è valutata circa 7 miliardi di dollari e lo scorso anno ha ricevuto 500 milioni da Mirae Asset Global Investments.

La compagnia di Brown non è ancora quotata in borsa a differenza della concorrente Beyond Meat, le cui azioni hanno perso in un anno l’86% del loro valore. La fetta di mercato conquistata dal surrogato della carne è di appena il 5%, malgrado le previsioni troppo ottimistiche che la vedevano in inevitabile ascesa qualche tempo fa. Non a caso l’attuale valutazione di Beyond Meat è di un miliardo di dollari, quando erano ben 13 nel 2019.

Ridurre l’allevamento di animali è la mossa migliore e più veloce per abbassare le emissioni di gas serra“, insite Patrick Brown nella sua presentazione a ClimaTech. “A differenza dell’estrazione di combustibile fossili, la terra degli allevamenti potrebbe essere ripiantando foreste e ricostruendo ecosistemi”. E ovviamente la risposta sarebbe nel disincentivare la produzione di carne sostenendo quella della carne vegetale. Brown, che ha una formazione da medico e si è poi specializzato in biochimica studiando per anni il DNA, è convinto che sia la strada maestra per la rimozione della CO2 anche se, come lui stesso ammette, pochi lo hanno compreso. Iniziando dai consumatori. L’hamburger di Beyond Meet da 113 grammi costa circa 3 euro in Italia, contro i 50 centesimi di media per l’analogo bovino venduto in macelleria.

Al di là del prezzo, c’è poi il problema della varietà dei tipi e dei tagli della carne per lo più ancora fuori portata per quella vegetale. “Abbiamo un prototipo di filetto che ho provato di recente ed è davvero buono“, rivela Brown. “Ma non abbiamo intenzione di bruciare le tappe, lanciamo un nuovo prodotto solo quando è pronto”, aggiungendo che la sua azienda ha appena aperto una divisione di ricerca per guardare ad altre opportunità di ottimizzazione della produzione del cibo che a suo dire è incredibilmente inefficiente da tanti punti di vista.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-10-14 10:25:43 ,

www.repubblica.it

[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-10-14 10:25:43 ,
Il post dal titolo: “La carne vegetale può aiutare il Pianeta, ma non basta che sia buona” scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-10-14 10:25:43 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue

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